Un racconto breve di Panna (Anna Paola Maestrini) ©
Nella pausa di pranzo d’un bel giorno d’inverno, dopo essere stato letto distrattamente, un quotidiano venne dimenticato sulla panchina soleggiata di un parco.
Il Mondo Oggi del 20 dicembre, fresco di stampa, profumava ancora di nuovo, eppure era già vecchio, perché nel frattempo sul pianeta erano successe tante cose; il grande arco del tempo aveva scoccato miriadi di veloci frecce, secondo dopo secondo, e in ogni continente erano sbocciati pianti e sorrisi di cui le sue pagine non recavano alcuna traccia.
Un anziano dal passo lento ed esitante vide la panchina e felice di potersi riposare un po’ si sedette sul giornale; socchiuse gli occhi per godersi i tiepidi raggi del sole. Quando il sole sparì dietro le fronde degli alberi si rincamminò verso casa, lasciando Il Mondo Oggi tutto stropicciato sulla panchina.
Pochi minuti dopo, arrivarono due fratellini che venivano spesso a giocare nel parco. Quel giorno avevano dimenticato la palla a casa; così accartocciarono il giornale e poi, tra un tiro e l’altro, lo fecero rotolare di qua e di là per tutto il parco. Al tramonto se ne tornarono a casa e il quotidiano rimase lì, sotto un cespuglio, piuttosto malandato e mezzo stracciato.

Tutto quel gran giocare aveva messo tutti i suoi articoli sottosopra. L’inchiostro dei titoli di cronaca e delle brutte notizie, carico com’era di lacrime e sospiri, cadde per primo dalle pagine spiegazzate; un caotico turbinio di parole pesanti scivolò giù e con l’aiuto della pioggia e della neve fu ben presto inghiottito dalla terra soffice del parco.
Le parole più leggere, invece, indugiavano ancora sui sassi, sui tronchi, sulle foglie e le radici, sui funghi e le chiocciole: si erano mischiate tutte e creavano nuovi, misteriosi messaggi…

Pian piano, tutti gli eventi di quel 20 dicembre lasciarono le pieghe del quotidiano per disperdersi come rugiada nel sottosuolo del parco. Lontano dal ticchettio del tempo scandito dalle rotative, parole belle e parole brutte col loro carico di gioia e dolore si ritrovarono a respirare insieme al ritmo lento delle stagioni.
Il 20 marzo seguente, proprio là dove un giorno d’inverno si era sciolto per sempre, spuntò un ciclamino.
Profumava in mezzo ad un ciuffo di foglie a forma di cuore, silenzioso testimone del mondo, oggi, ed eterno messaggero di ciò che fa girare “il sole e l’altre stelle”.
