Nella nostra società occidentale, abbiamo tendenza ad esaltare gli individui di successo, quelle persone che si sono distinte in qualche modo sulla “massa”, i grandi eruditi, quelli che “la sanno più lunga” dei comuni mortali, oppure i potenti, che spesso, purtroppo, lo diventano a scapito di tante altre persone e/o di madre natura.
Gli antichi taoisti e, dopo di loro, i buddhisti Ch’an, non la pensavano così.
Già nell’ideogramma del termine “Dao”, o “Tao”, alla base di tutta la filosofia di Lao Zi, è possibile intuire come stanno le cose in realtà: l’ideogramma (scritto nello stile dei Sigilli)
che poi è diventato il moderno
solitamente tradotto “Via”, si compone di due significanti. Il primo segno a sinistra ritrae una strada; il secondo rappresenta l’inizio. Il Dao, la Via, è l’Inizio della Strada, o la Strada dell’Inizio, una Via che non ha fine. Per taluni traduttori, se vogliamo entrare più nei dettagli, il Dao rappresenta una testa con i capelli sciolti – o forse con delle corna, come uno sciamano mascherato da animale -, associata a tre impronte di passi che evocano una danza cerimoniale. Un passo segue sempre l’altro; un piede si solleva, poi si appoggia, mentre l’altro si alza, e così via, all’infinito. Il Dao è l’andatura della vita, un movimento unico animato dall’alternanza e sorretto dall’equilibrio e dall’armonia.
Il pittogramma antico del Dao si può scomporre in queste tre parti:
VIA TESTA PIEDE.
Come dire: una Via perennemente incipiente. Infatti il vero saggio è tale perché ha capito di essere un eterno principiante.
Qual è il vantaggio del sentirsi sempre all’inizio del viaggio? Intanto, il nostro cuore è lieve, vuoto di ogni inutile fardello, pronto all’avventura. Il nostro viaggio è più simile ad una danza che a una faticata! A cuor leggero, andiamo incontro a ogni persona e a ogni accadimento con quella giusta miscela di meraviglia, innocenza, curiosità e apertura che ci consente di vivere pienamente ogni istante. E’ lo stesso spazio aperto da cui nascono le opere d’arte vere, autentiche, quelle che amo chiamare “Arte Sorgiva”.
Innocenza però non significa sprovvedutezza: il cuore aperto è anche profondo e saggio, perché allineato con l’intelligenza di tutta la natura. Come direbbe Lao Zi, il saggio è come l’oceano, che sta più in basso di tutti i bacini idrografici del pianeta, ma che proprio per questo raccoglie tutte le acque che in esso defluiscono. L’oceano, senza muoversi, riceve informazioni da tutto il pianeta attraverso l’acqua che in lui si riversa da ogni dove. È proprio la sua umile posizione che lo rende così profondo e vasto, naturalmente al centro di tutte le cose.
Il bene supremo è come l’acqua,
che nutre tutte le cose senza averne l’intenzione.
Si accontenta dei posti più in basso,
quelli che la gente disprezza.
Perciò è come il Tao.
Così recita l’ottavo capitolo del Dao De Jing di Lao Zi nella traduzione di Stephen Mitchell, Edizioni Il Punto d’Incontro.
Il cuore puro e semplice del saggio è spesso rappresentato, anche nella tradizione taoista, con l’immagine di un bambino. Lao Zi, il nome del capostipite di tutto il taoismo, vuol dire proprio “Vecchio Bambino” o “Bambino Saggio”. Nel Neijing Tu, la rappresentazione esoterica del corpo umano più diffusa nelle pratiche taoiste (ne parlerò in un altro articolo con più dettagli), questo Bambino si trova proprio nel Cuore. Rappresenta la necessità di ritrovare la propria innocenza e semplicità. La vera saggezza è già insita nella nostra natura più autentica. È un piccolo seme che aspetta soltanto di essere annaffiato per poter germinare e crescere.
La vera saggezza, per i taoisti (e non solo: questo discorso non vi ricorda il “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio” del Vangelo?) affonda le sue radici nella compassione, nella gentilezza e nell’umiltà di un cuore puro e “vuoto”. Qui sotto vi riporto una famosa storiella tratta dal Buddismo Chan (Zen), che illustra con umorismo che … i saputelli non sono i veri saggi e che, per fortuna, c’è sempre qualche vero saggio pronto a ricordarcelo …
Fumetto tratto da: Dice lo Zen, di Tsai Chih Chung, Universale Economica Feltrinelli.
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