Gli ingredienti dell’ispirazione autentica: l’Apertura e la Trasparenza

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Rosone della cattedrale di Como

Oggi condivido con voi un’altra perla di saggezza che ho ricevuto direttamente dal maestro advaita Francis Lucille la sera del 5 maggio 2013. Riguarda il tema della creatività autentica, vista da un punto di vista che abbracci l’essere umano in tutti i suoi aspetti, compreso quello spirituale.
Nella mia domanda a Francis Lucille ho ristretto un po’ il campo sull’atto creativo e sulla persona che lo compie e, come sempre, la risposta è illuminante. Non so se succede anche a voi, ma a me  rende particolarmente felice scoprire che tutte le tradizioni spirituali autentiche, quando si arriva al loro nocciolo, giungono alle stesse conclusioni e usano addirittura parole simili per esprimersi. Anche Francis Lucille, come la mia amica e ispiratrice Dana Lynne Andersen, parlano della Sorgente della Creatività!

D: Secondo la tua esperienza, da cosa si riconosce la vera ispirazione nell’atto artistico (pittura, improvvisazione musicale, scultura, scrittura, calligrafia, danza…)? Quali sono gli ingredienti indispensabili nel cuore e nel corpo dell’artista, grazie ai quali si può esser certi che l’atto creativo proviene effettivamente dal Sé, e non dal “piccolo io”? (Domanda posta in data 05 maggio 2013)

F.L.: L’arte è un’espressione nella forma del Senza-Forma, un’impressione nella forma della Bellezza, che è priva di forma.
L’arte, nel senso in cui l’intendiamo di solito, ossia l’arte umana – l’arte divina è quella che crea il corpo umano, la natura, la matematica, i tramonti – è un sottoinsieme dell’arte divina che passa attraverso le mani e il corpo dell’uomo.
L’ingrediente indispensabile nel cuore e nel corpo durante l’atto creativo autentico, essenzialmente, è uno solo: L’APERTURA AL SENZA-FORMA.

In fondo, esistono due tipi di artisti autentici:

1) Nel primo gruppo troviamo gli artisti pienamente consapevoli dell’origine alta della loro ispirazione (nella poesia, ad esempio, Rumi).

2) Nel secondo gruppo troviamo gli artisti per i quali la Sorgente non è ancora chiara, ma nei quali tuttavia il velo della separazione si attenua al momento dell’atto creativo, lasciando passare la luce divina. In quel momento la bellezza della loro opera è la medesima di quella nelle opere degli artisti autentici del primo gruppo. Riescono a comunicare la Non-Forma attraverso la forma. Penso ad esempio a Baudelaire, Rimbaud, Beethoven; Bach appartiene più al primo gruppo.

La differenza tra queste due tipologie d’artisti consiste nel fatto che coloro che sono ancora immersi nell’ignoranza soffrono nella vita, e sono pienamente felici soltanto nel momento dell’esperienza creatrice, vivono solo per quest’ultima.
Dunque, l’ingrediente indispensabile è l’apertura alla Sorgente. Questa apertura è fatta di ascolto, di trasparenza, di modestia. Si tratta di lasciar parlare la Sorgente dentro di noi.

Per quanto riguarda la forma, essa si declina in modo diverso a seconda del tipo di arte: sia che si tratti di una “performance” (musicista che suona, danzatore, attore…) o di una forma d’arte che necessita di un certo periodo di tempo (pittura, poesia, musicista compositore…).
Nella prima forma la trasparenza necessaria non è soltanto intellettuale, ma anche corporea; il corpo deve essere libero, deve aver acquisito una grande trasparenza; occorre che non vi siano più residui personali (della personalità) tra l’artista e la Sorgente. Questo è assolutamente vero per la danza e l’arte drammatica: pensate all’arte Kathakali in India, dove è considerata una via spirituale a tutti gli effetti. Gli attori non hanno più una personalità propria, si tratta di autentici “liberati viventi”. Divengono una forma vuota di forma che può assumere tutte le forme.
Questo è anche vero per il musicista che è al servizio delle idee musicali del compositore, soprattutto se il compositore le ha a sua volta ricevute dallo Spirito. Allora la musica eseguita è il prolungamento della trasparenza del compositore e del musicista; la luce proviene direttamente dalla Sorgente e passa di trasparenza in trasparenza, dal compositore fino a musicista, per giungere infine allo spettatore.
Le arti sceniche, o di “performance”, richiedono pertanto una forma di abnegazione dell’io, una forma d’essere al servizio (degli autori, delle opere, di Dio) nella comprensione autentica.
André Malraux, quando definisce l’opera d’arte, dice che si tratta di un oggetto creato dall’uomo che punta verso la Presenza. Mi sembra che utilizzi proprio il termine Presenza.

Quindi, di fatto ci vogliono due ingredienti: l’apertura e la trasparenza.

L’apparente assenza di sforzo è in realtà il risultato di una lunga ascesi, se pensiamo alla danza, ad esempio.

Riconosciamo la vera ispirazione perché si è TOCCATI dalla Bellezza; la Bellezza è una delle 3 qualità dello Spirito, insieme all’Amore e all’Intelligenza. Queste tre qualità sono indissociabili: se la Bellezza manca, l’opera o l’atto è zoppo. Le grandi religioni tradizionali, ad esempio, omettono spesso di riconoscere almeno una di queste tre qualità; se per esempio ci sono l’Amore e l’Intelligenza, ma senza Bellezza, il messaggio è zoppo. È necessario che tutt’e tre queste qualità siano sempre presenti, insieme.

In conclusione, riconosciamo l’ispirazione autentica grazie all’emozione che ci trasporta verso la Sorgente, che ci conduce all’esperienza del Sé, alla Fonte stessa da cui essa proviene, sia in qualità di creatori che di spettatori.

[Nb : in una risposta successiva ad un’altra domanda posta da un’altra persona quella stessa sera, Francis aggiunge nel campo pittorico William Blake e Tiziano. Di quest’ultimo artista egli dice: “I momenti di limpidità, di comunione, durante una lettura di Rumi, ad esempio, o nel contemplare una tela di Tiziano, in fondo sono momenti di rivelazione di un ordine altro – pensate ai versi di Baudelaire: “Laggiù, tutto non è che ordine e bellezza, / Lusso, calma e voluttà”. Tiziano è il pittore della pienezza della forma e del colore. Invece nel guardare, ad esempio, le tele di Rubens, vediamo piuttosto una caricatura della pienezza. Solo Tiziano era in contatto con la Pienezza, ed egli l’esprime mediante il colore, la forma, la composizione. È bellissimo incontrare l’anima di un pittore, poiché l’anima del pittore è l’anima di Dio”].

Testo originale in francese:
Question de Panna.: Selon ton expérience, à quoi reconnaît-on la vraie inspiration dans l’acte artistique (peinture, improvisation musicale, sculpture, écriture, calligraphie, danse…) ? Quels sont les ingrédients indispensables dans le cœur et le corps de l’artiste grâce auxquels on peut être sûr que l’acte créatif vient effectivement du Soi, et non du petit moi ?

Francis Lucille: L’art est une expression dans la forme du Sans-Forme, une impression dans la forme de la Beauté qui, elle, est informelle.
L’art, dans le sens où nous l’entendons, c’est-à-dire l’art humain – l’art divin c’est l’art qui crée le corps humain, la nature, les mathématiques, les couchers de soleil – est un sous-ensemble de l’art divin qui passe dans les mains et le corps de l’homme.
L’ingrédient indispensable dans le cœur et le corps pendant l’acte créatif authentique n’est essentiellement qu’un : L’OUVERTURE AU SANS-FORME.

Il y a au fond deux types d’artistes authentiques :

1) dans le premier groupe on trouve les artistes pleinement conscients de la haute origine de leur inspiration (dans la poésie, par exemple, Rumi).

2) Dans le deuxième groupe on trouve les artistes pour lesquels la Source n’est pas encore claire, mais chez qui toutefois le voile de la séparation s’attenue au moment de l’acte créatif, en laissant passer la lumière divine. Pendant ce moment la beauté de leur œuvre est pareille à celle des œuvres des artistes authentiques du premier groupe. Ils arrivent à communiquer la Non-Forme à travers la forme. Je pense par exemple à Baudelaire, Rimbaud, Beethoven ; Bach appartient plutôt au premier groupe.

La différence entre ces deux typologies d’artistes consiste dans le fait que ceux qui sont encore dans l’ignorance souffrent dans la vie et ne sont pleinement heureux que dans cette expérience créatrice, ils ne vivent que pour ça.
Donc, l’ingrédient indispensable c’est l’ouverture à cette Source. Cette ouverture est faite d’écoute, de transparence, de modestie. Il s’agit de laisser parler la Source en nous.

Pour ce qui concerne la forme, elle va se décliner différemment, selon qu’il s’agisse d’un art de type « performance » (mot anglais) (musicien qui joue, danseur, acteur…) ou d’un art qui nécessite d’un certain laps de temps (peinture, poésie, musicien compositeur…).
Dans la première forme la transparence requise n’est pas seulement intellectuelle, mais aussi corporelle ; le corps doit être libre, il doit avoir acquis une grande transparence ; il faut qu’il n’y ait plus de résidus personnels entre l’artiste et la Source. Ceci est absolument vrai pour la danse et l’art dramatique : pensez à l’art Kathakali en Inde, où il est considéré une voie spirituelle à tous les effets. Les acteurs n’ont plus aucune personnalité propre, il s’agit de véritables « libérés vivants ». Ils deviennent une forme vide de forme qui peut prendre toutes les formes.
Ceci est vrai aussi pour le musicien qui est au service des idées musicales du compositeur, surtout si le compositeur lui-même les a reçues de l’Esprit. Alors la musique jouée est le prolongement de la transparence du compositeur et du musicien ; la lumière vient directement de la Source et passe de transparence en transparence, du compositeur, jusqu’au musicien, pour arriver enfin au spectateur.
Les arts de scène, de « performance », requièrent donc une forme d’abnégation du moi, une forme d’être au service (des auteurs, des œuvres, de Dieu) dans la compréhension véritable.
André Malraux, lorsqu’il définit l’œuvre d’art, dit qu’il s’agit d’un objet créé par l’homme qui pointe vers la Présence. Il me semble qu’il utilise le mot de Présence.

Donc, en fait il faut deux ingrédients : l’ouverture et la transparence.

L’absence d’effort apparent est en fait le résultat d’une longue ascèse, si on pense à la danse, par exemple.

On reconnaît la vraie inspiration parce que l’on est TOUCHÉ par la Beauté ; la Beauté est l’une des trois principales qualités de l’Esprit, avec l’Amour et l’Intelligence. Ces trois qualités sont indissociables : si la Beauté manque, l’œuvre ou l’acte est boiteux. Les grandes religions traditionnelles, par exemple, manquent souvent de reconnaître au moins une de ces trois qualités ; si par exemple il y a l’Amour et Intelligence, mais sans Beauté, le message est boiteux. Il faut que les trois qualités soient toujours présentes, ensemble.

On la reconnaît donc, l’inspiration véritable, dans l’émotion qui nous transporte vers la Source, qui nous conduit à l’expérience du Soi, à la Source même d’où elle provient, en tant que créateurs et/ou spectateurs.

∗ [Nb : dans une réponse successive à une autre question, posée par un autre participant ce soir-là, Francis ajoute le nom de William Blake dans la peinture, ainsi que celui du Titien, dont il dit : « Les moments de limpidité, de communion, pendant une lecture de Rumi, par exemple, ou en contemplant une toile du Titien, sont des moments, au fond, de révélation d’un ordre autre – pensez aux mots de Baudelaire : « Là, tout n’est qu’ordre et beauté, / Luxe, calme et volupté ». Titien est le peintre de la plénitude, de la forme et de la couleur. Alors que quand on regarde, par exemple, les toiles de Rubens, il s’agit plutôt d’une caricature de cette plénitude. Seul le Titien était en contact avec la Plénitude, et il l’exprime par la couleur, la forme, la composition. C’est très beau de rencontrer l’âme d’un peintre, car l’âme du peintre c’est l’âme de Dieu»].

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