Unicità e Perfezione

Un giorno ho fatto vedere la mia gattina ad un’amica. La mia gatta Tara è una blu di Russia – o almeno è così che l’ha definita la mia veterinaria –  però ha una piccola macchia bianca a forma di cuore con dei piccoli raggi proprio sul petto. Mi ricordo ancora il commento della mia amica: “Ma lei non è perfetta!” I blu di Russia “perfetti” hanno tutto il manto di quel loro bel grigio con sfumature cobalto. Senza macchie a forma di cuore!

Tara – Foto di Panna

Poche mattine fa mi sono svegliata con la sensazione chiara della differenza tra la perfezione e l’unicità. E quando scrivo sensazione è proprio qualcosa di tangibile e fisico che ho provato: la parola perfezione mi fa contrarre il corpo e i muscoli, la parola unicità mi solleva da terra. Prova se per te è lo stesso, non dico che sia un fatto universale, ma questa pagina la scrivo proprio partendo da questa sensazione.

Forse noi siamo già unici. È un fatto di nascita: ognuno è diverso, unico. Neppure due gemelli vivranno uno stesso evento allo stesso identico modo. Ma è proprio qui, forse, l’inghippo: si tratta di  ESSERE, ossia bisogna togliere – o, nella migliore delle ipotesi, semplicemente scostare, come si fa con un velo – parte di ciò che è stato aggiunto dall’esistenza al nucleo caldo e luminoso che noi siamo già. Invece per raggiungere la perfezione, almeno così come la intende la maggior parte di noi occidentali, bisogna lavorare duro, a lungo, spesso con la sensazione di non arrivare mai al traguardo. Occorre FARE, proprio com’è implicito nell’etimologia della parola, proveniente dal verbo latino perficere, un fare preceduto da un rafforzativo!

Entrambe le vie non sono prive di ostacoli, ma credo che la via del togliere che ci riporta all’Essere sia molto più piacevole di quella dell’aggiungere al fine di pervenire ad una qualche forma, forse utopica, e spesso imposta, di compimento. Ed è probabile che siano entrambe necessarie, magari in periodi diversi. È sempre un’opinione personale, che risulta dal contemplare la mia vita: in gioventù, come molti, avevo meno esperienza, e quindi meno mezzi per scegliere spontaneamente la via dell’unicità, e sono stata un’allieva, poi una studentessa molto seria, in qualche modo inseguivo una certa perfezione, sicuramente grazie al continuo sprone di una madre che voleva il massimo per me, e di una famiglia con illustri precedenti accademici, medici, scientifici e artistici. Ma posso dire con certezza che ogni volta che ho seguito la voce del cuore, che credo sia appunto quella dell’unicità – la ghianda di Hillmann –, lasciandomi alle spalle le vie indicate dall’esterno, ho sempre provato un senso di alleggerimento, di sollievo. E l’arrendermi alla mia unicità mi ha sempre portato perle di felicità, mentre lo sforzo proteso al raggiungimento di traguardi socialmente apprezzati mi ha spesso dato soddisfazione, certo, ma chissà perché a volte mi ha lasciato un po’ di amaro nell’anima, come se comunque mancasse sempre qualcosa. Mi piacerebbe sapere com’è per te che stai leggendo.

Credo che tutto questo discorso sia profondamente collegato con quelli che nella tradizione cristiana, e non solo, si chiamano talenti. Ogni essere umano giunge qui dalle stelle con un raggio di luce assolutamente unico. Ne sono certa. Ognuno di noi viene al mondo con uno o più doni speciali, la cui vera unicità viene dal fatto che se riusciamo a manifestarli, fanno bene non solo a noi, ma anche e soprattutto ad altri. Quanti questi altri siano non ha assolutamente importanza. È più un fatto di vibrazione, di respiro universale: per ogni essere umano che vive alla luce del sole la propria unicità si apre da qualche parte – per eco, per riflesso – uno spazio sgombro, un tempo fuori dal tempo. La libertà e la gioia aumentano esponenzialmente, in modo inarrestabile, in questo e in altri mondi. 

Forse è proprio per questa ragione che in una società, direi in un’intera civiltà, che fa di tutto per omologare le persone, che mette in atto strategie sempre più sofisticate al fine di renderci più consumatori acritici che pensatori, più conformi e scontati che creativi e imprevedibili, è tutt’altro che semplice inseguire la propria unicità. Sono più coloro che ci tarpano le ali che coloro che ci aiutano a spalancarle e a spiccare il volo. Almeno così sembra, o forse ci vogliono far credere. Ma non è così. Esistono ancora persone sagge e ribelli – è la loro amicizia, la loro compagnia che dobbiamo cercare. Ci sono un’infinità di libri che racchiudono tesori inestimabili, appartenenti all’umanità tutta, da oriente ad occidente, dal settentrione al meridione. E poi, dato che veniamo dalle stelle, dallo Spirito, è sufficiente fermarsi, volgere il proprio sguardo dentro di sé, e ascoltare. Lo Spirito parla solo nel Silenzio, quando i pensieri tacciono. O anche se non tacciono del tutto, basta oltrepassarne il chiacchiericcio, non prenderli per veri, e nemmeno credere che siano davvero nostri, e tuffarci DIETRO di essi, nello spazio interiore silenzioso che li contiene. È un’esperienza meravigliosa, l’unica che ci possa davvero far assaporare il Sé incondizionato oltre il piccolo io condizionato, spesso in preda alla rabbia e alla paura. Da questo Silenzio abitato dallo Spirito – che in noi è Coscienza –  accade poi un’altra meraviglia: sorgono parole inaudite, intuizioni, lampi – di genio, sì, il nostro genio/daimon/angelo interiore, messaggero del Cielo – e se da questo spazio ci mettiamo pure a FARE ciò che ci viene naturalmente meglio, ecco che verrà alla luce un piccolo o grande capolavoro. In qualsiasi area del fare umano: pittura, scrittura, artigianato, ma anche la consolazione di un bambino, la cura di un paziente, la preparazione di un buon pasto o di una lezione per la scuola, la coltivazione di un orto, la scoperta di un nuovo farmaco miracoloso o di una costellazione mai vista, la stesura di una nuova legge etica, gentile anche con gli ultimi…

È urgente imparare l’arte dell’ascolto interiore. È indispensabile scoprire ORA chi siamo davvero, e perché siamo qua.

La Sposa del Silenzio (Sospendi il Tempo) – Animmagine di Panna

Il nostro corpo è pieno di tensioni, perciò prima di fermarci e di guardarci dentro è spesso utile raggiungere un certo livello di distensione e di serenità. Per questo pratico e insegno Qigong e alcune forme di Taijichuan. E poi è bello riscoprire la propria capacità creativa, e dialogare con la propria anima per immagini. Per questo accompagno piccoli gruppi di persone nei miei incontri di Artè con Panna. È quello che mi viene meglio!

Aggiungo ora un piccolo haiku che mi è sorto dentro qualche giorno fa, mentre sdraiata sul mio asciugamano in spiaggia guardavo da vicino le micro-slavine di sabbia intorno a me. Microscopici crolli che cambiavano continuamente la forma della sabbia. Ti auguro di lasciar andare via tutto ciò che ti pesa, per riscoprire la tua Vera forma, i tuoi talenti preziosi e unici, e di metterli al servizio della tua e dell’altrui felicità.

COME SABBIA

L’ANIMA SI RIPLASMA

DOPO OGNI CROLLO

Per finire, aggiungo anche un link ad un video molto bello che mostra la sabbia del Sahara che muta forma… con il sottofondo musicale di una delle Gymnopédies di Satie…

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