Dal buio degli abissi alla luce del Cammino del Ritorno

La Sirena degli Abissi – Animmagine di Panna

Ad un certo momento della nostra vita ci può accadere di udire come un canto di sirena nel Cuore, una voce struggente a cui è difficile non dare ascolto. O meglio: se non le diamo ascolto, prima o poi diventiamo tristi, spenti, a volte ci ammaliamo. Si tratta di una sorta di nostalgia, di un invito a (ri-)trovare un misterioso luogo di libertà e pace dentro di noi. È come se sapessimo, senza capire come, che la vita non può essere solo quanto ci viene propinato: studio, lavoro, consumismo, cibo, sesso, cura della prole, malattia, morte. Immaginiamo ad esempio un criceto che improvvisamente si accorgesse che là fuori dalla sua gabbietta c’è qualcos’altro di più entusiasmante di qualche giro sulla ruota e di qualche seme da sgranocchiare. Di solito è un momento di svolta,  a seguito di un grande accadimento che ci stravolge l’esistenza, o di una serie di eventi spesso dolorosi. A me è accaduto nel 1989: dopo essere stata investita da un motociclista sulle strisce pedonali, ho preso consapevolezza durante la successiva lunga convalescenza[1] dell’importanza di un corpo in salute e di una mente disidentificata dai pensieri dannosi[2]; ho quindi iniziato il mio cammino grazie al Qigong e alla millenaria filosofia taoista di cui esso è una delle tante emanazioni. Questa nuova consapevolezza mi ha poi aperto finestre interiori sui mondi invisibili che plasmano il visibile. In uno dei testi più antichi dell’umanità, lo Yi Jing  (o I Ching) – il Libro dei Mutamenti dell’antica Cina – uno dei 64 esagrammi che lo compongono si chiama proprio [3], solitamente tradotto con il Ritorno o la Svolta/Volgimento. L’immagine è quella di un Tuono nascosto nella Terra: il Tuono rappresenta qualcosa di improvviso e inatteso che reca uno shock, che ci fa vedere con chiarezza inequivocabile che ci siamo SCORDATI dell’essenziale. Il Tuono, infatti, è il simbolo della voce del Cielo, di quella scintilla luminosa dentro di noi che SA come stanno davvero le cose, è il luogo misterioso nel quale noi siamo eternamente memori delle nostre origini celesti. Qui non ci scordiamo mai di chi siamo. Scordato è anche l’aggettivo con cui qualifichiamo uno strumento che ha perso la propria armonia. Ri-cordare è l’atto di tornare all’armonia del Cuore, cor-cordis in latino.

Il Dao si crea camminando – Animmagine di Panna

Si noti l’occhio, che per me rappresenta la Consapevolezza, anche presente nel pittogramma di Dè, il potere misterioso del Dao

Il Dao, la Via, è il percorso della tua vita. E chi dà un senso, un oriente, a questa tua vita? SOLO TU PUOI DARLO. L’attuale miserrimo e vergognoso crollo di credibilità e dignità di tutte le grandi istituzioni mondiali – dai governi nazionali alle multinazionali, dalle banche alle voraci agenzie finanziarie, e perfino degli organi che dovrebbero salvaguardare la giustizia, la democrazia e la salute, e che invece ci tradiscono in continuazione –  ci sta urlando che è ora di RI-CORDARE che siamo NOI i sovrani della nostra vita. Non possiamo più affidare la guida a qualcosa o qualcuno di esterno a noi. L’autorità vera, autentica – e quindi la volontà e la capacità di cambiare ogni aspetto della realtà che non ci piaccia più, che sentiamo “scordato” –  è DENTRO di noi, ed è ora di reinsediarla sul suo trono legittimo.

Intanto, è sacrosanto e utile ACCORGERCI (l’occhio aperto nell’Animmagine qui sopra) di aver perso la strada e riconoscerlo con semplicità, senza dar la colpa a nessuno, neppure a noi stessi, ma senza neppure nascondere la testa sotto la sabbia. È un inizio: da adesso possiamo ritornare sui nostri passi, tenendoci stretto solo l’essenziale, tutto ciò che ci rende umani, per lasciarci alle spalle ciò che ci ha fatto smarrire. Per esser certi che la guida interiore sia quella “giusta”, “pulita” – ossia non inquinata da qualche vecchia credenza inconscia o da ancestrali paure dure a morire che ci facciano nuovamente smarrire – occorre passare al setaccio il nostro mondo interiore. È necessario separare il fango dalle pepite d’oro: con la meditazione, grazie all’immersione nel silenzio della natura, alla lettura e alla messa in azione dei testi degli antichi saggi e maestri, mediante la frequentazione dei fratelli e delle sorelle il cui canto è accordato al nostro, per fare solo qualche esempio. Il lavoro del setaccio è vario, bello e può essere molto gioioso.

Anche se a volte è difficile vederlo, siamo tutti immersi in un tempo potenzialmente MOLTO CREATIVO, sia a livello individuale che collettivo. Più che di sforzo o fatica, questo nostro accorgerci di aver smarrito la via necessita di attenzione[4], ascolto vigile, docilità, umiltà e apertura. Significa riprendere in mano il filo sottile che ci lega al Cuore. Significa drizzare le orecchie interiori, sgombrandole da tutti i rumori che creano disarmonia. È lasciare che il nuovo, l’inaudito, il mai visto ci atterri in grembo da dimensioni più alte. Per noi indaffarati e frettolosi umani occidentali è tutt’altro che facile, lo so. Ma so anche che può diventare molto divertente, addirittura entusiasmante, se con un piccolo atto di volontà decidiamo ogni giorno di far silenzio dentro di noi, anche dinanzi a piccole sfide, al fine di ricevere intuizioni riguardo al modo più semplice e immediato che ci consenta uscire dal seminato,  dal già noto, e tentare nuove risposte agli eventi; ci diamo così la possibilità di provare altri stati interiori che la solita rabbia, la solita paura, la solita diffidenza o disperazione (non senti anche tu un “Uffa! Che barba!” scaturire dal profondo?). , il Ritorno, si attua infatti ogni giorno, e anche più volte al giorno: ci si perde e, come Dante, ogni volta ci si ri-trova. Almeno proviamoci: ammettiamolo, visto lo stato delle cose ai giorni d’oggi, abbiamo ben poco da perdere!

Tornando al Yi Jing, che consulto spesso come se parlassi ad un vecchio amico saggio, vediamo che l’esagramma che precede il 24 – , la Svolta/Ritorno è il 23, 剝 – lo Sgretolamento (ma anche l’atto di togliere una pelle o una buccia con un coltello), simboleggiato da una pesante Montagna che la Terra non può più sorreggere. In questo momento storico si riferisce proprio al crollo di credibilità delle maggiori istituzioni umane – giganti dai piedi d’argilla –  e al susseguente tracollo di molte false certezze su cui molti di noi avevano poggiato la propria esistenza. A livello individuale, alcuni di noi stanno attraversando la buia notte dell’anima che ci hanno descritto in tanti, non ultimo Giovanni della Croce[5], ma anche il nostro Dante con la selva oscura in cui si è perduto prima di riuscire a riveder le stelle. Siamo all’inizio di un nuovo ciclo, è un tempo simile a quello dell’incubazione nell’accogliente oscurità della terra che permette al seme di prepararsi alla nascita. L’esagramma successivo, il 25, 無妄 (Wú Wàng – Innocenza) è simboleggiato dal Tuono nel Cielo: l’inatteso, il nuovo esce dalle profondità della Terra, il seme germoglia.  Il testo parla di assenza di falsità, di innocenza senza secondi fini, e anche dell’atto di districarsi, di svincolarsi dai demoni del passato. Descrive una liberazione dalla confusione, una liberazione che ha il profumo del paradiso: davvero un bell’augurio per gli esseri umani…

Tutti e tre questi esagrammi, dal punto di vista temporale, si dipanano in autunno e inverno, stagioni simbolicamente collegate ai tempi oscuri – kaliyuga –, ma anche rivelatori della fitta rete di menzogne che ci sta soffocando. Solo se vediamo la causa della malattia una vera guarigione è possibile.

L’atto quotidiano e reiterato di setacciare tutto ciò che emana dalla nostra mente è l’indispensabile tassello individuale senza il quale nessuna vera Svolta collettiva è possibile. La buona notizia è che se poi ci uniamo – e questo potrebbe avvenire per risonanza, in modo spontaneo e naturale, e in molti luoghi sta già avvenendo –  diventeremo inarrestabili e inafferrabili come il Tuono, il cui potente rombo risuona libero nei cieli primaverili e rade al suolo i confini disegnati sulle mappe terrestri (che non sono la Terra, viva e Una) e i muri che abbiamo innalzato dentro i nostri Cuori.

Mi piacerebbe molto sapere se anche tu hai udito il canto della Sirena della tua Anima, e se sì, quale è stata la tua risposta. Cantami, o Diva, del felice tuo Viaggio!



[1] Si noti che ripresa, nel senso di convalescenza, è uno dei significati dell’esagramma Fù di cui scrivo poco sotto.

[2] Questa è una lunga storia di cui magari scriverò più estesamente, ma la nostra gabbia di criceti ce la creiamo da soli, è una gabbia fatta di pensieri in cui crediamo ciecamente. Tanti grandi maestri ne parlano e ne hanno parlato. Tutte le grandi e autentiche tradizioni spirituali sono sorte proprio per aiutare l’essere umano a liberarsi da questa gabbia che si porta sempre appresso: la propria mente ingannevole.

[3] Mi piace tantissimo risalire all’etimologia degli ideogrammi cinesi (si veda anche il mio articolo precedente), perché parlano in immagini che per me hanno sempre un sapore poetico. Nel pittogramma antico di Fù Il Ritorno, si vede la stessa Via o strada

che è presente nei pittogrammi di Dao (Via) e Dè (Virtù, Qualità intrinseca, Potere misterioso del Dao):  

 (Fù)  

 (Dào) e

(Dè). Inoltre, sia Fù che Dào contengono il simbolo di un piede/passo

anche scritto

In una delle mie traduzioni preferite del Yi Jing, ad opera di Stephen Karcher, il pittogramma antico di da lui scelto è il seguente

ossia un passo/piede che si allontana da una città. Questa immagine evoca per me l’allontanarsi dalla civiltà, intesa come l’insieme dei costrutti mentali che finiscono per tenerci prigionieri, e l’inizio di un cammino di ritorno verso la Sorgente del Dao.

[4] Il termine attenzione deriva dal latino attentio, a sua volta forma derivata del verbo attendere, ossia dare retta a, allungarsi verso, occuparsi di. La radice *ten- significa “allungarsi” e i suoi derivati in molte lingue di origine indoeuropea indicano qualcosa di sottile e allungato, come un filo o una corda.

[5] Quedéme, y olvidéme,/el rostro recliné sobre el amado;/cesó todo, y dejéme,/dejando mi cuidado/entre las azucenas olvidado.  In italiano: Quietata, mi obliai,/Il volto reclinato sull’amato;/Tutto finì, e mi persi,/E i pensieri lasciai/In mezzo ai gigli nell’oblio sommersi. Ultimi versi della meravigliosa poesia presente sia nella raccolta intitolata Salita del Monte Carmelo che nella Notte Oscura, in cui San Giovanni della Croce fa parlare la sua anima descrivendo come si sia persa e poi ritrovata.

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One Reply to “Dal buio degli abissi alla luce del Cammino del Ritorno”

  1. Come ben sai la penso come te 😉
    E penso che sia arrivato il tempo in cui
    l’autentica Umanità si manifesti e si realizzi.🙏❤️
    Tanto per continuare con le interessantissime etimologie di alcune fondamentali termini, la parola “umano” deriva dal latino “humanus” strettamente collegato al termine “humus” (terra) ed in particolare alla terra umida, ricca di acqua (humor/ umor), coltivabile e generatrice di semi capaci di germogliare (aggiungo io per collegarmi a ciò che hai scritto (⁠◠⁠‿⁠・⁠)⁠—⁠☆).
    Anche il termine “humi” (a terra) deriva da humus, e dà origine al termine “umile” tanto agognato o calpestato in questi tempi di grande confusione e direi, resa dei conti.
    Sono felice di essere qui, ora, e di essere testimone vivente di questo enorme passaggio epocale. Mi sento come una guerriera (Xeena 😉 che ha deposto le armi (bianche e consapevoli, ovviamente) ma che sa di essere capace di utilizzarle, se diventasse proprio questione di vita o di morte. Tanto muore solo il corpo…anzi nemmeno lui, perché anch’esso tornerà, prima o poi, con umiltà alla Madre Terra.
    Un forte abbraccio sister💞

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