
Il Qi Gong : Nutrire la Vita e Danzare con le Stelle
Introduzione al concetto di Qi by Panna
Il Qi Gong è lo strumento che ci permette di usare il Corpo per praticare la Percezione, e la Percezione per conoscere il Corpo. La Percezione è un ponte tra il mondo esterno e quello interiore della Consapevolezza. Prima conosci il tuo Corpo, poi attraverso questa conoscenza, Cuore e Mente mutano. Wang Ting Jün
Introduzione: Qi, l’elemento sottile unificante e Gong, la maestria
In tempi remotissimi, nella ormai non più così lontana Cina, gli wu o sciamani, donne e uomini dotati di una particolare sensibilità per la Natura e il mondo che li circondava – ancora appena sfiorato dalla presenza umana – si accorsero che imitando specifici movimenti, suoni, posture di altri esseri viventi (animali e vegetali), la loro salute migliorava e il loro umore si rasserenava. Inoltre, sperimentarono “sulla propria pelle” che alcune posizioni del corpo, certe respirazioni profonde e precisi gesti coordinati ed armoniosi sorgevano spontaneamente da stati mentali e fisici di comunione con la Natura (scoperta che era avvenuta anche in India, dove nacque lo Yoga con le sue asana o posture). [1]
Da allora, rotoli di seta, di carta, di bambù, gusci di tartaruga e vari oggetti in bronzo e ceramica hanno riportato la storia di queste posture e movimenti, che sono arrivati fino a noi attraverso l’archeologia [2], lo studio scientifico e, soprattutto, la tradizione orale, raggruppati sotto il nome moderno di Qi Gong (pronuncia: cikung), che significa, a grandi linee, “lavorare con il soffio vitale” o “lavorare con attenzione e costanza fino a diventare maestri dell’Energia”. In tempi più antichi il Qigong si chiamava Yang Sheng, ossia “Nutrire la Vita”, appellativo che personalmente preferisco. Vediamo gli ideogrammai Qi e Gong più da vicino.


a) Cerchiamo prima di capire cosa si intende con il termine “Qi”.
Se partiamo dalla grafia più corrente dell’ideogramma 氣 vediamo che è composto dall’elemento vapore, aria o gas 气 (il vapore che salendo dalla terra verso il cielo crea le nuvole) che sovrasta un fascio di cereali, verosimilmente di riso 米 , elemento prettamente terrestre. Rappresenta quindi il ”vapore che viene emanato dal riso cotto e caldo”. Il Qi viene dunque descritto nella sua triplice funzione nutritiva (il riso che contiene l’energia), respiratoria (il vapore che in qualche modo rende manifesta, visibile, l’ energia), e trasformativa (il processo di cottura), in un progressivo assottigliarsi dal più concreto, tangibile, all’intangibile.
Noi poggiamo coi piedi sulla terra, ci cibiamo dei suoi frutti, e abbiamo la testa in cielo (spesso tra le nuvole, aggiungerei!!). Il Qi, per l’antica tradizione cinese, è un concetto vastissimo: è il campo energetico che avvolge e compenetra tutto l’universo. È intelligente, vivo, in quanto costituisce la trama stessa della vita. È ciò che ci mantiene in vita, e che noi assorbiamo e trasformiamo tramite il cibo, la respirazione e gli altri processi metabolici e anche attraverso il pensiero. In realtà il Qi è uno degli aspetti della VITA stessa: c’è vita quando ogni cosa è al suo posto, e fluisce. Per questo una delle traduzioni più diffuse del termine Qi è proprio “Soffio Vitale”.
b) Nell’ideogramma Gong , secondo del termine Qi Gong, che potremmo tradurre con “coltivare e raffinare” o, per estensione, “maestria che deriva da una pratica costante”, ci sono il lavoro, l’attenzione e la precisione – presenti nell’ideogramma nei pittogrammi della squadra e dell’arco, che alcuni interpretano invece come un braccio con i muscoli tesi dalla fatica – ma anche il piacere, la soddisfazione, la gioia che derivano dal far bene qualcosa che ci piace immensamente fare. Insisto su questo punto, perché ogni praticante di Qigong prova sin dalla prima volta una sensazione di benessere e di piacere immediato, che fa sì che l’aspetto “disciplinare” ci spaventi meno.
Vediamo come dagli ideogrammi stessi che compongono il termine Qi Gong ci giungono vari messaggi inequivocabili: innanzitutto, senza cibo da mangiare e aria da respirare, ossia senza Terra e senza Cielo, senza yin e yang, la vita cessa. Anche se non possiamo sempre vedere direttamente l’energia, possiamo tuttavia percepirne la presenza in vari modi: non “vediamo” il calore del sole, ma lo sentiamo sulla pelle; non “vediamo” il vento, ma ne percepiamo l’effetto nel dondolio delle foglie. Le emozioni non sono direttamente “visibili”, ma trasformano i lineamenti del nostro volto e ci inducono a fare gesti e movimenti specifici, a compiere azioni precise.
Il Qi è dunque composto da due elementi inseparabili: uno immateriale, invisibile, che regola le funzioni che sostengono la struttura di quello materico, visibile e manifesto.
L’essere umano, nel pensiero cinese tradizionale, si forma dalla solidificazione o cristallizzazione dell’energia, o dei “soffi”, che a sua volta sono già una prima condensazione del Dao, di quel Principio Uno, indicibile e invisibile la cui essenza è paragonabile solo al vuoto (un “vuoto” che in realtà è vivo e denso di potenzialità, il Wu Chi, o meglio Wu Ji 无极 simboleggiato nel diagramma qui a fianco ) [3]. Ci basti pensare che anche alla luce delle scoperte più recenti della scienza occidentale, sappiamo che tra il nucleo dell’atomo e il suo più vicino elettrone intercorre una distanza maggiore, in proporzione, di quella che separa il nostro sole dai suoi pianeti. Quello che noi definiamo “materia” è fondata su immensi spazi “vuoti” che interagiscono tra loro con continui scambi di natura energetica e vibratoria.
Riassumendo, nella sua accezione più ampia, macrocosmica, il Qi è una specie di “corrente” o “soffio vitale”, che circola ininterrottamente in tutto l’universo e che presiede le leggi di trasformazione e differenziazione della materia.
A livello “microcosmico” il Qi presiede tutte le funzioni fisiologiche vitali di tutti gli esseri viventi, compreso l’uomo, di cui, ad un livello più sottile ancora, regola e permea i processi conoscitivi.
Parlando con il mio primo ed indimenticabile insegnante Wang Ting Jün, e soprattutto attraverso la pratica, mi è infatti apparso molto chiaro questo aspetto propriamente funzionale, microcosmico, del Qi, che mantiene tutti i nostri organi efficienti e collegati tra loro tramite la fitta rete dei Meridiani e Vasi.
Si può dunque affermare che il Qi agisce da ponte tra tutti gli elementi che compongono il nostro universo, convogliando ogni tipo di informazione utile alla vita. È DUNQUE UN ELEMENTO SOTTILE, UNIFICANTE ED INFORMANTE.
Oggi, più che mai, stiamo vivendo nell’era della separazione. Viviamo male – separati tra popoli, tra uomini e donne, tra genitori e figli, come concittadini rispetto a chi ci governa, e soprattutto rispetto al nostro corpo, alle nostre emozioni e ai nostri pensieri, troppo spesso sconnessi, non armonizzati tra loro [4] .
Il Qi Gong è per fortuna nostra una disciplina che costruisce ponti:
- un ponte tra le sensazioni fisiche e la percezione/attenzione, rivolta all’interno di sé, tramite movimenti e posture particolari, che la tradizione chiama Armonizzazione del Corpo Diào [5] Shēn 調身; si tratta dell’aspetto più prettamente “propriocettivo”, e anche della prima attivazione del Qi, che fluisce libero nelle articolazioni e nei muscoli, ad esempio;
- un ponte tra le percezioni sensoriali e quelle emotive mediante la respirazione profonda e consapevole, o Armonizzazione del Respiro Diào Xī [6] 調息, qui si raggiunge un livello più profondo di rilassamento;
- un ponte tra il nostro corpo fisico/emotivo/energetico e la nostra mente tramite la percezione e la guida cosciente dell’energia da parte della Presenza interiore; l’Armonizzazione della Mente/Cuore Diào Xīn 調心 e dello Shen o Spirito Diào Shén 調神 [7] riescono a condurci ad uno stato di quiete profonda: la mente chiacchierona finalmente tace. Un altro nome che possiamo dare a questa ultima e sottile qualità di “ponte” veicolata dal Qi è consapevolezza.
Il Qi Gong permette di immettere nella nostra memoria psicosomatica informazioni diverse [8]: è come rifarsi un nuovo “database” di informazioni che ci consentono di vivere la vita con un atteggiamento più fiducioso, al contempo più radicato e più leggero, in modo da saper rispondere in modo creativo e spontaneo alle varie sfide, senza subire la vita, come molti di noi fanno. Queste nuove informazioni evolutive sostituiscono i vecchi “file” involutivi. Non è un discorso alla new-age, un po’ di moda: il Qi Gong ha più di 5000 anni, in Cina è usato negli ospedali sia dai medici che dai pazienti per coadiuvare la cura di qualsiasi disturbo o malattia, ed anche in ambiti più “sacri”, come templi e monasteri, dove è anche uno strumento di trasformazione spirituale. È basato su un’ imponente casistica e fondamenti scientifici, anche se la scienza cinese ha seguito una strada diversa e complementare alla nostra, con la sua teoria dei Meridiani e dei plessi energetici – che la “nostra” scienza sta peraltro iniziando a tradurre e spiegare con il proprio linguaggio.
Quando parlo di memoria psicosomatica, intendo proprio dire, alla lettera, che il nostro intero corpo, fino alla più piccola cellula, conserva la memoria di tutto quello che abbiamo vissuto, bello e brutto che sia [9]. Magari un trauma fisico o psichico subito anni fa, e apparentemente superato a livello mentale, lascia ancora qualche cisti energetica irrisolta nel nostro corpo, che continua a dar fastidio ad un organo, oppure addirittura ci spinge a nostra insaputa a fare scelte sbagliate. Se pensiamo che un’intera sinfonia di Mozart o un concerto del nostro gruppo rock preferito possono essere registrati su un nastro o un dischetto di materia plastica, quanta più memoria potranno immagazzinare le strutture complesse e viventi del nostro corpo?
Lavorando sul corpo attraverso il Qi Gong si liberano energie bloccate, memorie congelate che non ci aiutano a vivere bene ADESSO.
Il Qi Gong è uno strumento molto raffinato, collaudato da milioni di persone per millenni, che ci consente di vivere la nostra vita di tutti i giorni usando insieme tutte le nostre potenzialità. Ossia: capacità discriminante della mente e saggezza intuitiva, percezione del corpo e sensibilità della mente/cuore, per imparare dalla nostra vita in perpetua evoluzione, per acquisirne senso e intimo appagamento, rimanendo flessibili, scoprendo risposte uniche e creative a tutti gli eventi che attraversiamo.
Ognuno di noi è speciale e ha qualcosa di prezioso che aspetta di essere scoperto, uno scrigno pieno di dobloni d’oro da spendere per se stessi e per gli altri. Ciascuno di noi può inoltre eccellere in qualcosa, ossia raggiungere quel meraviglioso stato naturale in cui le cose “si fanno”, o meglio “accadono” spontaneamente, senza sforzo; quello stato di grazia che i giapponesi chiamano mushin e i cinesi definiscono wu xin 無心 (lett: Cuore Vuoto) – ossia la capacità che noi tutti abbiamo di abbracciare ciò che accade – compreso il dolore – con un cuore aperto, spazioso, senza confini. È una forma di “spensieratezza” profonda, che non è indifferenza, e nemmeno superiorità, ma magnanimità e compassione. La mente-cuore diventa così grande da non giudicare neppure le ferite, e neppure chi le ha inferte (e spesso ci feriamo da soli!); è come fare un “passo indietro” interiore per guardare le cose con quella distanza minima necessaria da vederle non separate dal Tutto, dalla Vita nella sua interezza e bellezza.
È la solita vecchia storia: essere il cielo azzurro invece che correr dietro alle nuvole e vedere solo quelle. Questa è la nostra vera natura, che vale la pena ritrovare, o almeno cominciare a cercare, facendone l’esperienza. Il Qigong è per l’appunto uno strumento esperienziale gentile, preciso e potente che ci ricorda e ci fa SENTIRE che noi tutti siamo quel terzo elemento misterioso che sta tra il Cielo e la Terra, e che tutto, ma proprio TUTTO dentro di noi è fatto della stessa sostanza delle stelle, delle stagioni, dei fili d’erba, dei ruscelli, delle gemme, delle zolle, dei ghiacciai e dei vulcani, delle formiche e dei giaguari, del vento e degli angeli …
Il Qi Gong è in ultima analisi uno strumento eccellente per obbedire all’invito delfico di conoscere se stessi, al fine di vivere con più presenza ed equilibrio in questo mondo che abbiamo reso complicato; una volta tornati ad essere i guardiani gioiosi della nostra armonia, possiamo allora imparare anche a diffonderla, con l’esempio, soprattutto. Perché pensare sempre che la saggezza sia per pochi? Chiunque, secondo i cinesi, può diventare uno Zhèng Rén 正人 ,un uomo autentico, che vive serenamente in equilibrio nel proprio Centro (Zhōng 中 : fate caso a quanto è bello l’ideogramma!). L’essere umano vero, che noi siamo tutti in potenza, guarda l’altro essere umano dritto negli occhi, sapendo il mistero che è, che siamo, riconoscendo che ogni Cuore è un crogiuolo dove il piombo della visione distorta e distratta viene forgiata e tramutata nell’Oro dello Spirito, dove l’infinito spazio della Consapevolezza si apre come un fiore.
[1] Alcuni autori, tra i quali il Dr. Carlo Moiraghi (Qi Gong – L’arte di Nutrire la Vita – Fabbri Editori) accennano alla possibilità di un’unica matrice sapienziale precedente alle grandi civiltà indiana e cinese che risalirebbe addirittura al periodo geologico di Pangea, quando le terre emerse non si erano ancora divise in continenti, e ad un periodo successivo collegato con la civiltà atlantidea.
[2] Scriverò in seguito un articolo sugli scavi archeologici di Mawangdui.
[3] Lo stato chiamato wu ji, rappresentato qui sopra da un cerchio vuoto, è un’immagine del Dao nello stato di Non-Essere, senza polarità, prima dell’inizio del tempo e dello spazio. Quando sorge l’Essere, il Dao si trasforma in due polarità di segno diverso che rappresentano i principi fondamentali dell’universo, presenti in ogni esistenza e manifestazione, Yin e Yang. Lo scopo del taoista – o daoista – è comprendere questa evoluzione e tornare, tramite la meditazione, il Qigong e una vita armoniosa, all’unità iniziale del Dao, ad un completo stato di unificazione con l’Universo.
[4] Un esempio di corpo/emozione/pensiero … non allineati: sto mangiando un bel cornetto al cioccolato, e intanto penso a quella nuova fotocamera digitale che ha più memoria e che dovrei assolutamente avere, e mi sento frustrata perché non ho abbastanza denaro per acquistarla. Oppure mentre mastico ripeto mentalmente, come un disco rotto, le parole sgarbate che mi ha rivolto il mio capoufficio, o sospiro con nostalgia ripensando alla meravigliosa crociera che ho fatto due settimane prima in Grecia… vi riconoscete in questa caricatura? Purtroppo è la normale prassi di ogni giorno e la brutta notizia è che fa male alla salute. Se per anni ed anni continuo a mangiare, a lavorare, a “vivere”, stando sempre qui col mio corpo e altrove con la testa e il cuore, intanto spreco un mucchio di energia, mi sento stressata, insoddisfatta, schizzata, e prima o poi il corpo da qualche parte si ribella; per richiamarmi …all’ordine, ecco che il corpo manifesta allora classici disturbi come colite, reflusso esofageo, ulcera, emicrania, insonnia, ernie, infezioni croniche, scoppi d’ira, di ansia o depressione, e chi più ne ha più ne metta!
[5] Il termine Diào 調 (leggi: tiao), solitamente tradotto con i verbi “regolare” o “armonizzare”, si compone di due parti: la prima 言 (yan), il cui pittogramma originario si scriveva , risulta a sua volta dall’unione di 立 un uomo e una bocca 口, che significa “parola”, “dire”, “linguaggio”; la seconda parte di Diào, 周 (zhou), significa “rotondo”, “circonferenza”, ed anche “integro”, “completo”. Per i cinesi queste “regolazioni” implicano pertanto un sottile dialogo interiore, fatto di continui raggiustamenti, fino a raggiungere un equilibrio sottile, dinamico, armonico di ogni parte dell’essere. L’attenzione sottile è sempre rivolta all’interno di sé.
[6] NB: Questo termine in cinese traduce anche il sanscrito Pranayama, ossia quella parte dello Yoga indiano che lavora specificatamente sulla respirazione.
[7] Tramite il movimento cosciente del qi nei meridiani e nei dantian si lavora sull’energia, con l’attenzione su quest’ultima e grazie a specifiche visualizzazioni si lavora sulla consapevolezza.
[8] Esiste a tal proposito una vasta letteratura scientifica che descrive le mutazioni del DNA indotte dalla pratica del Qigong e della meditazione (si veda ad esempio qualche link ad interessanti ricerche approfondimenti nella pagina seguente: http://www.qigonginstitute.org/html/epigenetics.php ) Si veda anche l’interessantissimo testo di Giulia Boschi: http://www.giuliaboschi.com/wp-content/uploads/2014/06/ESTRATTO_tesi1991.pdf
[9] Si pensi soltanto al fatto che siamo composti di circa 70% di acqua, che scienziati come Masaru Emoto (http://www.hado-life-europe.com) il Dr Cardella (http://www.acquainformata.eu/archivio/memoria-dellacqua-lacqua-biologicamente-attiva-ha-capacita-di-ricordare ) e tanti altri hanno dimostrato essere capace di memorizzare informazioni anche complesse (nei prodotti omeopatici, ad esempio). Sull’effetto del Qi sulle funzioni biochimiche delle cellule si veda il seguente articolo scientifico: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1767800 (Effect of emitted bioenergy on biochemical functions of cells di Chien CH, Tsuei JJ, Lee SC, Huang YC, Wei YH.